L'AI nella professione: un report sui trend del 2025
Dai numeri emerge un netto cambio di passo nella percezione delle nuove tecnologie
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Un volo pindarico
A volte penso a che grande invenzione sia l’autostrada, soprattutto quando scorre libera e ti consente di tagliare l’Italia in un battibaleno. L’asfalto drenante, le barriere acustiche, tutte le tecniche, i materiali e le regole ingegneristiche che ci sono dietro... Ho letto su internet che la sua invenzione è stata attribuita, seppure con qualche incertezza, a un certo Piero Puricelli, uomo distinto coi baffetti da ingegnere. Correva l’anno 1922 quando il suo progetto venne messo a punto, e sarebbero corse, pochi mesi dopo, le rare automobili di allora sulla Milano-Varese: il primo tratto autostradale dell’intero pianeta.
A poco più di un secolo dalla prima picconata, migliaia di autostrade si avvinghiano nel mondo come trame di una stoffa pregiata, con la stessa imponenza delle montagne e delle altre cose che ci sono da sempre. Ma anche le grandi idee sono piene di controindicazioni. Con l’autostrada si va veloci, certo, e si viaggia comodi e rilassati, ma tutti i luoghi attraversati sembrano dannatamente uguali: grandi scarpate, pale eoliche, balle di fieno e qualche pecora che, se saluti, vedrai che porta bene.
Cambia solo, di sosta in sosta, il dialetto in cui il barista ti esorta a fare prima lo scontrino. E se un tempo mezza parola si scambiava pure con i casellanti, l’elettronica oramai gli ha tolto il verbo, perentoria come l’angelo che tolse la parola a Zaccaria.
Ma il mondo, in verità, cambia metro dopo metro; ed è ignobile accorgersene solo quando si viene deviati su qualche provinciale, che attraversa tanti modi di vivere, fare e costruire. Oppure dirigendosi all’ennesima edizione di qualche sagra: in quei paesini tutti unici a proprio modo, che si raggiungono su strade strette, curvilinee e accidentate (ma si sa che in quei paesi c’è ancora il santo protettore. Dunque si va, si prosegue, in qualche modo ci si affida).
Non molto tempo fa, con un’amica di vecchia data, ho percorso alcune di queste strade per raggiungere una grande sagra della salsiccia; che forse, alla pari di quelle dell’uva e della porchetta, può dirsi la “zia Genoveffa”, la più antica, di tutte le sagre.
L’evento si svolgeva in Umbria, in un piccolo centro abitato dal profilo desolante, che però, per uno sputo di monastero, si dà l’aria del borghetto medievale. Quel giorno, nel giro di qualche ora, abbiamo sentito pronunciare l’ingrediente celebrato in tutte le varianti dialettali del centro Italia, come salciccia, sarciccia, sacciccia e persino sanciccia (ora pro nobis), tipo santa protettrice dei mangioni e degli avvinazzati.
In effetti era cotta da dio, e dai tavoli si sentiva la sugna che colava dalla griglia e sfrigolava sui tizzoni incandescenti della brace. Merito della materia prima, questo è ovvio, ma anche dei bracisti che si esibivano in modo sublime. Esplosivi e coordinati, sembravano gli ultimi depositari di un’antica danza tribale: mentre scalciavano i gatti con la parte inferiore del corpo, con quella superiore intaccavano e cuocevano il suino con pazienza e dedizione materna. E ci è parso che il gran dio delle braci, per l’occasione, gli avesse conferito quell’antica qualità del re Mida di trasformare, con il solo tatto, ogni cosa in oro.
Che patrimonio (culturale, culinario, dialettale, urbanistico e così via) ci ruba l’autostrada. E quante opportunità ruba a tutti quei borghi e paesini tagliati fuori dal mondo per colpa di quel Piero Puricelli. Eppure continuiamo a imboccare l’autostrada senza pensarci su, senza scrupoli di alcun tipo, per dimenticarci delle buche e dei semafori; per viaggiare col piede pesante sul pedale e soste sì, ma per favore sbrigati sennò ti lascio qua, consapevoli che il tempo è denaro e raramente vogliamo spenderlo su qualche provinciale o su vecchie mulattiere.
Con un gran volo, mi viene da dire che l’AI, proprio come l’autostrada, non ti dice dove andare, ma ti ci porta sicuramente più in fretta, molto più in fretta, sacrificando tante cose belle ed importanti. Eppure, se chiunque oggi si serve dell’autostrada, lo stesso non può dirsi dell’intelligenza artificiale in ambito professionale. Non ancora, anche se gli ultimi numeri sembrano suggerire un cambio di approccio e mentalità verso le nuove tecnologie.
La reale applicazione dell’AI: i numeri del 2025
Il “2025 Generative AI in Professional Services Report” pubblicato dal Thomson Reuters Institute, che si basa sulle opinioni e informazioni di un campione di 1.702 professionisti attivi nel settore legale, fiscale, della compliance o della revisione contabile, offre degli importanti indicatori rispetto all’utilizzo dell’AI nel mondo delle professioni (tra cui quella forense).
Sebbene gli intervistati siano principalmente statunitensi, il quadro che emerge è molto significativo anche per l’Italia e per l’Europa in generale, dove i trend che si registrano negli States tendono spesso a diffondersi e consolidarsi rapidamente, soprattutto in ambito tecnologico.
Percezione della Gen-AI
Tra i professionisti è calata la diffidenza ed è aumentato l'entusiasmo verso l’AI. Oltre il 55% del campione intervistato si dichiara fiducioso rispetto alla futura applicazione delle nuove tecnologie nel proprio lavoro, con un incremento di 11 punti percentuali rispetto al 2024. Molti ammettono di essersi ricreduti dopo avere sperimentato la Gen-AI per qualche mese, ricavandone un beneficio in termini di produttività.
Queste sono le cinque principali argomentazioni dei professionisti che si sono detti “excited” rispetto al futuro impiego dell’intelligenza artificiale:
Mi aiuterà a risparmiare tempo e a semplificare i processi
Aumenterà la produttività e l’efficienza del mio lavoro
Porterà nuove opportunità, innovazione e crescita
Fornirà strumenti e soluzioni utili per il lavoro quotidiano
Potrà essere trasformativa per il settore e per il modo di lavorare in generale
Ecco invece le cinque principali argomentazioni di chi si è detto “hesitant”:
Sono preoccupato dalla scarsa qualità delle fonti e dall’imprecisione degli output
Sono intimorito dall’oscurità del processo di sviluppo
Penso che generi un eccessivo senso di affidamento nel professionista
L’ho provata e mi ha deluso o comunque diffido dai risultati promessi
Necessita di verifiche attente e di un monitoraggio costante
Nonostante le riserve, prevale comunque la convinzione che un impiego generalizzato della Gen-AI nei servizi professionali sarà inevitabile nel giro di pochi anni.
Applicabilità dell’AI
Oggi, l’89% dei professionisti ritiene che vi sia almeno un possibile caso d’uso della Gen-AI nel proprio lavoro (numero in crescita rispetto all’81% del 2024).
Alla domanda se la Gen-AI debba essere usata nella professione (e non solo possa), il 62% risponde sì. Tuttavia, circa un quarto degli intervistati - in larga parte provenienti dal settore legale - dichiara di non avere ancora sviluppato un’opinione sufficientemente matura rispetto all’utilizzo della Gen-AI.
Inoltre, sebbene qualche avvocato ritenga che l’intelligenza artificiale possa causare una perdita di posti di lavoro o ridurre i margini di profitto dello studio legale, meno del 20% crede che la Gen-AI rappresenti davvero una minaccia in tal senso.
Il rischio maggiore, secondo molti giuristi, è che non-avvocati (o addirittura AI agents) possano iniziare a svolgere attività legali in modo più o meno proficuo.
Uso effettivo e strutturato dell’AI
Nel 2024, molti professionisti ritenevano che le loro società, studi od organizzazioni di appartenenza fossero ancora in una fase esplorativa rispetto all’adozione della Gen-AI, limitandosi a valutarne i possibili usi, rischi e benefici senza avviare un reale processo di implementazione.
Nel 2025, invece, la fase di adozione strutturale dei sistemi di intelligenza artificiale è entrata maggiormente nel vivo, raddoppiando quasi la velocità: nel settore legale si è passati in un anno dal 14% al 26%, anche se pochissimi studi hanno sviluppato software proprietari (la maggior parte utilizza ancora strumenti generici open-source o si avvale di tool non addestrati con la propria knowledge base).
Per gli avvocati, gli ambiti di applicazione dell’AI non sono cambiati più di tanto nell’ultimo anno: la revisione documentale e la ricerca giuridica restano i principali impieghi; si è registrata una leggera crescita per la formulazione di Q&A e l’attività di knowledge management, ma è calato sensibilmente l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la redazione di contratti (unica variazione di rilievo), come mostra questo grafico:
Infine, del campione di professionisti del settore legale che utilizzano l’AI, il 69% ha dichiarato di farlo almeno su base settimanale, e oltre il 50% per sei o più ambiti di applicazione differenti: un chiaro segno che, quando adottata, l’AI viene usata dagli avvocati in modo versatile e trasversale.
Se desideri leggerlo per intero, ecco il “2025 Generative AI in Professional Services Report”, pubblicato dal Thomson Reuters Institute.
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